giovedì 2 ottobre 2014

2 ottobre 1944

Anche settembre 1944 se ne è andato. 13° mese di prigionia. 61° mese di vita militare. Non faccio commenti solo due giorni di questo mese
1-09-42 - 8-09-43 hanno per me ricordi che non potrò mai dimenticare finché vivrò su questa terra. Ricordi che hanno influito grandemente sul mio carattere di uomo, di giovante, di alpino e di italiano.
Lungo discorso in merito ieri sera col buon Pedrini. Quello sarà senz’altro il mio più grande amico nella vita futura. Il nostro carattere, le nostre aspirazioni di vita sana, allegra e tranquilla nell’operosità onesta campestre ci han uniti in modo soprannaturale. Ambedue siamo innamorati della famiglia cristiana-cattolica. Che Iddio ci aiuti a mettere in pratica i nostri desiderata. Da tredici mesi non siamo che dei numeri e null’altro. La nostra personalità e volontà è stata annullata nel vero senso della parola. Per conto mio in questo periodo di prigionia ho avuto modo di ritrovare un po’ me stesso, di scontare i miei peccati, di conoscere il prossimo e quale comportamento devo usare con esso, sia civile che clero. Per quest’ultimo lo giudicherò e seguirò solo da quanto dicono rivestiti della loro veste di apostolo e non criticherò mai le loro opere. Devo pensare che anche loro hanno un corpo di carne e ossa come noi e come tale è soggetto alle nostre stesse leggi. Vezza, Vezza. Italia, Italia. Ci è giunto il discorso di Ciorcil, ministro inglese. Dobbiamo ringraziare Iddio che ha salvata la nostra patria che continui a guidarla nella sua rinascita e questo periodo gli sia servito come purgatorio. Risorgi dunque trionfante, vedi vangelo di ieri, ti siano rimessi i tuoi peccati, dice Gesù al paralitico. Questo e la popolazione restano incantati di fronte a tale affermazione se tale frase fosse rivolta a noi che chiediamo: “ci siano aperti i reticolati onde ritornare alla vita”. Tale implorazione avrà un forte valore per chi ha saputo scontare i propri peccati e prepararsi alla vita futura. Pregherò dunque Iddio, come mi diceva ottimamente un cappellano al commento del vangelo, che mi apra la strada onde possa riprendere la vita operosa di lavoro e fatica fisica e sviluppare nel limite del possibile i miei castelli più o meno incantati. Oltre a questo col mio rientro in patria ridarò a mio padre un po’ di vita di pace a Lui che sempre ha tribolato soprattutto per dispiaceri di disgrazie capitati in ogni campo ai suoi copiosi figli. Che possa almeno passare qualche anno in completa serenità. A ciò la nostra cara mamma contribuirà dall’alto in comunione con le care sorelle Vittorina e Giovannina e i piccoli fratellini e sorelline. Trovato l’ottimo Salan Sottotenente Diego. Ottimo si è dimostrato nei nostri riguardi dopo tanto tempo ch’eravamo separati. Ottimi sentimenti d’amicizia con me e Angiolino, con tutti gli alpini della malintesa e ottimi sentimenti d’amor patrio e di programmi per la vita prossima civile. Letti due discreti libri “Vita serena” di Zylaj e “L’arcobaleno sull’abisso" di N. Salvaneschi. Ottimo quest’ultimo moralmente sebbene non sia tanto profondo con l’argomento romanzesco universale da lui trattato.
I bollettini son buoni, le dichiarazioni di Stalin e Ciorcil pure. Auguriamoci che il mese del S. Rosario sia la fine e che per il S. Natale possiamo essere intorno ai nostri focolari nell’ambito delle nostre amate famiglie. Medesima e monotona vita nel campo. I cruchi son tutti e sempre “can tignosi” come dicevo con Pedrini. Solo il Sergente di Stablack e il Maresciallo di Kleve son degni di ricordo e di esser considerati uomini nostri pari che han saputo uscire dal regime cruco e considerarci con fraternità ed umanità. Finalmente un mattino incantevole come innumerevoli si contano nella nostra Italia. Ricordi e proponimenti per le partite a caccia-gite e al roccolo. Potessi almeno realizzare il mio intendimento di far stare nella prossima stagione di caccia mio padre al roccolo di Plazza!

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