giovedì 31 gennaio 2013

31 gennaio 1943

Si riprende il cammino dopo poco c’è lo smistamento delle divisioni e poi dei reggimenti, il 6^ va fino a Logowaje. Trovo il Maggiore Comandante e di tutto il BTG per quel giorno non ci aduniamo che un centinaio su 1.500.

mercoledì 30 gennaio 2013

30 gennaio 1943

Si prosegue, ma le mie condizioni con tale vita, non sono di certo migliorate. Grazie a Dio troviamo una slitta con degli alpini del “Val Chiese” e trovo un posticino così la mia pancia si sistema un po’ meglio. Arriviamo fino a Awilowka.

martedì 29 gennaio 2013

29 gennaio 1943

Notte infernale per colica, comunque preme proseguire, oltre la ferita ci voleva anche questa. Ciò che Dio vuole non è mai troppo. Continuo così tutto il giorno alla meglio. Trovo il mio cavallo ungherese e così accelero un po’ il passo. trovo il Capitano Marcolini che mi fa da mamma e papà vedendomi in sì misere condizioni. Si arriva a Benarabbe.

lunedì 28 gennaio 2013

28 gennaio 1943

Ogni tanto ci si chiama per assicurarsi che si è ancora vivi. Alle due sebbene il sonno e la stanchezza sono forti non si resiste più per il freddo e si decide di proseguire. La mia ferita è stata intelligente e non mi dà eccessivo fastidio. Si giunge verso le 7 nelle vicinanze di un caposaldo tedesco. Si sa di essere finalmente fuori dalla sacca. Si prosegue, avviene la suddivisione delle divisioni. Trovo i paisi e purtroppo uno manca all’appello, degli altri le notizie sono buone, speriamo arrivino tutti fino a Vezza. Improvvisamente sappiamo che un caposaldo ungherese ha ceduto ed arrischiamo di essere di nuovo accerchiati. Ormai più nulla di buono e di organico esiste. Si decide di tagliare la corda attraverso i campi, fin’ora abbiamo fatta noi e per ben sei volte la strada, si arrangino un po’ anche i signori fifoni di tedeschi. Si arriva a Towolosanka.

domenica 27 gennaio 2013

27 gennaio 1943

Si prosegue. Per strada vedo parecchi scarponi al sole, eroi del paradiso di Cantore¹. Il buon cappellano Don Pedrini è caduto martire del proprio dovere. Lungo la strada vengono gli apparecchi, colpiscono il retro della colonna; più muli e purtroppo anche degli scarponi. Ormai il “Vestù” ha dato tutto, non si vedono che pochi elementi spersi e sbandati... Sono in marcia col buon Rassega a cui è caduto l’ottimo Renzo, Begni, Cabassi, Dalala. Si sosta in un fienile Sciwka.

¹"Raggiungere il Paradiso di Cantore" è un'espressione con la quale si indica la morte di un Alpino.

Mappa del primo ripiegamento

Con qualche giorno di ritardo, pubblico la mappa del primo ripiegamento verso ovest.
I punti con il punto di domanda sono ricostruiti partendo dalle mappe trovate sul sito Controstoria, e dalla mappa annotata riportata sul sito del 120° Reggimento Artiglieria Motorizzato.


Visualizza 26 gennaio 1943 in una mappa di dimensioni maggiori

Da oggi le fonti cartografiche sono molto, ma molto più scarse, e quindi il lavoro di interpolazione diventa sostanzialmente impossibile.
Le difficoltà più alte derivano dalla traslitterazione poco accurata dei nomi dei paesi, i cui nomi sono originariamente scritti in alfabeto cirillico. Inoltre molti paesi hanno cambiato nome (lo ha fatto anche Nikolajewka, che ora si chiama Livenka, ovvero Ливенка), e non c'è traccia di questi cambi in siti di lingua italiana o inglese.

Comunque una idea generale del percorso del ritorno è presente. Stay tuned!

sabato 26 gennaio 2013

Medaglia d'argento al valor militare sul campo

Il Presidente della Repubblica
con Suo Decreto in data del 9 ottobre 1951.
Visto il Regio Decreto 4 novembre 1932 n° 1942 e successive modifiche;
Visto il Regio Decreto 23 Ottobre 1942 n° 1195;
Sulla proposta del Ministro Segretario di Stato per gli Affari della Difesa;
Ha sanzionato la concessione fatta "sul campo" della Medaglia d'Argento al valor militare coll'annesso soprassoldo di Lire Settecentocinquanta annue al Tenente fanteria a complemento 6° Alpini, btg "Vestone"

Occhi Martino di Giobatta da Vezza d'Oglio (Brescia)
classe 1918

"Comandante interinale di compagnia alpina, la guidava con decisione e perizia all'attacco di un caposaldo nemico. Accortosi che i serventi di una mitragliatrice erano stati messi fuori combattimento si sostituiva ad essi riprendendo immediatamente il fuoco. Ferito, rifiutava di essere allontanato, persistendo nell'azione e guidando i suoi alpini fino al successo. Esempio di valore, abnegazione e dedizione al dovere."
Nikolajewka (Russia), 26 gennaio 1943


26 gennaio 1943

Sappiamo che c’è ancora un ultimo caposaldo russo e ben difeso comunque si prosegue dopo poca strada si sente odor di polvere. Gli alpini fremono dalla voglia di menar le mani. Sembra però che indovinino qualcosa. Vogliono precipitare le cose, appena giunto l’ordine di attaccare scattano come molle. I russi reagiscono in modo fortissimo, iniziano i feriti aumentano sempre ma si prosegue, mi feriscono un port’arma e il porta munizioni. Raccolgo arma e cassetta e proseguo con gli scarponi superstiti e sempre tesi nel buon esito. Una pallottola mi ferisce il braccio destro, maledizione, non son più utile, non mi resta che gridare e dar ordini. Mi rialzo, proseguo, raggiungo le prime case ovunque la guerriglia è intensa. Occorrono rinforzi, invio il Caporal Maggiore Melzani dal Maggiore Bracchi, pochi sono ancora in piedi. Il Tenente Carati raccoglie questi e piega sulla sinistra. A me non resta che curarmi dei feriti, ne raccolgo una decina in una casa, ma due colpi anticarro poco dopo portano via il tetto. Nulla di grave, mi trasferisco in un’altra, raccolgo altri feriti, una trentina e con l’aiuto dell’alpino Dotti della 55^ compagnia di Cosi e Caporale Veraldi iniziamo le prime medicazioni. Nel frattempo i russi hanno la meglio mentre prima stavano per fuggire, viste esaurite le nostre forze riprendono. Dalle finestre ne vediamo parecchi girovagare fra le case e numerosissime sono le scariche di parabellum che si sentono. Numerose sono le sortite dei feriti: Sig. Tenente mi spari piuttosto che lasciarmi in mano ai russi – Sig. Tenente stia sempre con noi, non ci abbandoni. Siberia. Tento di pacificarli, verso sera tardi mi accorgo che i nostri vengono a liberarci. Il morale si rialza, la guerriglia riprende, mi arriva una slitta e dei muli, carico tutti i feriti, purtroppo mi accorgo che uno non risponde più, Marini della 55^ Compagnia. Si raggiunge la chiesa piena di feriti. Trovo il Maggiore e so le prime notizie. S.Tenente Fugalli, S.Tenente Grigio caduti – Tenente Schileo – Tenente Franco feriti – Maggiore stesso ferito ma leggero per fortuna, i superstiti come minimo hanno il cappotto ed anche la camicia bucati. La mia¹ è stata veramente intelligente. Mi trovo un posticino presso a degli artiglieri e loro stessi mi sfamano. Nicholajewka.


¹ quello a cui Martino si riferisce è la pallottola. Che ha per fortuna trapassato il braccio senza ledere né l'osso né nervi, né grossi vasi sanguigni.

venerdì 25 gennaio 2013

25 gennaio 1943

Di notte degli sbandati a causa del forte vento incendiano più case, in una purtroppo rimangono otto cadaveri che non si può individuare. Si prosegue dopo mezz'ora. Sosta, crisi di freddo enorme, credo di non superarla. Brutalità tedesca dopo lunga marcia si arriva ad un’interminabile paese, si cattura un mucchio di miele, improvvisamente dei partigiani sparacchiano ma vengono subito messi in fuga e proseguiamo fino a Nikitowka.

giovedì 24 gennaio 2013

La Voce del Popolo - pagina 13


Vezza d’Oglio

Andrea racconta il diario del nonno a Nikolajewka


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Qualche anno fa, riordinando in casa un vecchio armadio, è stato trovato qualche blocchetto con i diari di Martino Occhi, tenente (poi capitano) degli Alpini, nella 53ª compagnia Felina, del battaglione Vestone del sesto reggimento alpino, classe 1918. Martino Occhi era il nonno di Andrea, il protagonista di questa storia. Andrea, che abita a Vezza d’Oglio, condivide, giorno per giorno sul web, i pensieri del nonno sulla ritirata dalla Russia, durante l’inverno degli anni 1942-1943, e sulla prigionia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Il primo diario comincia il 16 dicembre 1942, a pochi giorni dalla decisione di ripiegare dal fronte del Don. I quaderni erano stati trascritti dalla zia Emilia e da Carla, la sorella. Perché avventurarsi in un simile progetto? “Le motivazioni principali possono essere trovate – racconta Andrea sul blog www.diariodiguerra.it – nella scarsa conoscenza da parte dei giovani rispetto all’esperienza della Seconda guerra mondiale che, nonostante la quantità di libri pubblicati (partendo da “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern), resta sconosciuta ai più”. Un giovane di oggi dà voce
a un giovane di ieri, di 70 anni fa. Andrea non ha avuto il piacere di conoscere suo nonno. “Questo diario – spiega – è stato per me il modo di entrare in contatto una persona che non ho potuto conoscere; mi piace condividere questa conoscenza nella speranza che questo possa allungare la memoria di quei fatti e di quelle persone”. La curiosità è che ha scelto di pubblicare i pensieri del nonno sul web per raggiungere più persone possibili: “La scelta del blog – continua – deriva dalla forma letteraria dell’originale, il diario. Sono pochi i giorni in cui non viene scritto nulla e questo aiuta a mantenere un certo ritmo narrativo”. Andrea ha iniziato a pubblicare i pensieri giorno per giorno, a 70 anni esatti dalla loro scrittura.

24 gennaio 1943

Di nuovo il “Vestone” è in testa e naturalmente la 53^ avanguardia. Dopo un’ora di strada si avvista un paese ben guarnito di russi. La ns. sorella apre il fuoco, loro rispondono e noi avanti scarponi insuperabili, catturiamo una decina di parabellum e più di un centinaio di prigionieri. La strada sembra libera corrono voci, una tormenta orrenda abbassa fortemente la temperatura. Comunque proseguiamo e ci mettiamo alla meglio in stalle. Malakajewka – Ramankowka.

mercoledì 23 gennaio 2013

martedì 22 gennaio 2013

22 gennaio 1943

Il “Vestone” parte in testa, la “Felina” 53^ di avanguardia. Superato un primo paese senza difficoltà avvistiamo parecchi automezzi e mezzi corazzati. Comunque siamo decisi a tutto o la va o la spacca. Avvistate più postazioni e molta gente dopo un ben nutrito fuoco di artiglieria con i carri armati tedeschi fifoni attacchiamo e li mettiamo in fuga, occupando il paese, catturando 3 fucili mitragliatori, 1 mitragliatrice, 1 parabellum, 2 carri armati e una trentina di prigionieri. Si prosegue perlustrando case e catturando latte, miele e galline a volontà. Giornata trionfale però purtroppo tre mancano all'appello, Donini Angelo (di Teofilo), Colle Bruno (di Antonio), Antoniazzi Erminio (di Marco Giacomo) in più sette feriti. Si arriva a Schelliachino.

lunedì 21 gennaio 2013

21 gennaio 1943 - Krausowka

A mezzanotte allarme. Dei partigiani tentano di prenderci nel sonno ma hanno la peggio. Si parte, trovo il paiso Bortolì Motoi sta bene come pure tutti quelli di Vezza. Siamo proprio fortunati... Si arriva a Krausowka e dopo breve combattimento del “Val Chiese” si sosta nel paese. Si vive di rapina per fortuna le case son ben fornite di galline, maiali, pecore ecc...


Visualizza 21 gennaio 1943 in una mappa di dimensioni maggiori

domenica 20 gennaio 2013

20 gennaio 1943

Giornata intensissima, al mattino i Russi ci attaccano alle spalle, la 54^ compagnia del Vestone viene quasi al completo fatta prigioniera, si salvano il capitano tenente Carati e s.tenente Danda con pochi alpini. Noi partiamo con la bandiera del RGT per far la strada. Dopo un’ora di strada unitamente al “Verona” e al “ValChiese” attacchiamo i russi, li mettiamo in fuga, occupiamo Postojalyi si prosegue e alla sera con una piccola manovretta si occupa Charkowska. Si sosta in una scuola russa, freddo cane.

sabato 19 gennaio 2013

19 gennaio 1943

Si rimane tutto il giorno a Opit si sa che siamo circondati. Però gli scarponi non tremano sapranno farsi strada e riportare le loro bandiere ai patrii lidi. Si vivono momenti specialissimi.

venerdì 18 gennaio 2013

18 gennaio 1943

Notte di continua marcia. Grande confusione fra 5° alpini e 6° alpini e artiglieria Km 55 si arriva a Podgornoje, ma con pochi uomini. Nessuno indica qualcosa. Sul tardi si trova il Maggiore. Si rientra alla Tridentina e al 6° alpini, ci rimangono ancora 15 Km per andare a Opit. Anche qua il casino aumenta per presenza tedeschi e ungheresi.

giovedì 17 gennaio 2013

17 gennaio 1943

Calma e tranquillità, voci di ritirata speriamo di no. Fronte calmo. Si fa sentire la voce di Stalin, ma le nostre artiglierie alle prime salve la mettono fuori uso. Alla sera improvviso arriva l’ordine di ritirata, si deve ripiegare fino a Podgornoje.

mercoledì 16 gennaio 2013

16 gennaio 1943

Notte calmissima. Alle sette dopo con intenso tiro d’artiglieria loro attaccano, un reggimento circa, ma nulla da fare ne facciamo tra noi e l’"Edolo" un macello. Ben pochi di loro riescono a salvarsi. Caduti ns. S.Maggiore Simula F., Caporale Posato, Alpino Bonera A., feriti Capitano Givanni, S.Tenente Nasari, tutti per colpi d’artiglieria però son stati ben vendicati. Nel pomeriggio ritentano un nuovo colpo ma vengono ugualmente massacrati. Prendo il comando della compagnia. Ne sarò degno e capace?

martedì 15 gennaio 2013

15 gennaio 1943

Notte calma, una pattuglia dell’Edolo va oltre ma purtroppo non rientra. Subentra un intenso duello di artiglieria, la baracca dei mitraglieri viene collaudata. Un colpo arriva anche nel camminamento ma tutto va benone. Speriamo continui sempre così. Freddo intenso credo che nella mattinata i -40 gradi siano stati vicinissimi. In due minuti le scarpe si congelano comunque gli scarponi san sempre difendersi.

lunedì 14 gennaio 2013

14 gennaio 1943

Notte calmissima, di giorno arrivano qualche colpo di tubo numerosi di raspo ed anticarro. Comunque tutto bene, le postazioni son solide. La posta non arriva da parecchi giorni. Si tira avanti giorno per giorno sperando. La temperatura è bassissima.

domenica 13 gennaio 2013

13 gennaio 1943

Notte d’allarme. Verso mattina si accentuano le cose. I Russi dovrebbero attaccare alle 4. Ore 3 ¾ le ns. artiglierie aprono il fuoco loro non rispondono. Subentrano due ore di attesa silenziosa con un freddo rigidissimo bastan pochi secondi per congelarsi la barba. Le piante d’intorno bianche sembra che da 5 giorni abbia nevicato. La temperatura scende anche di giorno i -30 son di certo superati.

sabato 12 gennaio 2013

Giornale di Brescia - pag. 17

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In rete la memoria di Nikolajewka

Su internet, giorno dopo giorno, i diari di guerra del tenente alpino Martino Occhi di Vezza


La memoria dello Scarpone viaggia nella rete. Ha attraversato le steppe della Russia sfidando i cannoni dell'Armata Rossa, ha resistito alla brutalità dei lager nazisti in Polonia e in Germania, poi ha dormito in un cassetto a Vezza d'Oglio, quindi è stata svegliata per essere diffusa in internet, nel sito www.diariodiguerra.it. È la guerra raccontata da Martino Occhi, tenente della 53esima Compagnia del Battaglione Vestone, Divisione Tridentina. Un orgoglioso «scarpone», come lui stesso chiamava in gergo gli alpini. Martino, classe 1918, è morto nel 1980 dopo una vita come maestro elementare a Vezza, Grano e Tu. Il suo foglio matricolare: in divisa nel 1938, sul fronte francese nel 1940, in quello greco-albanese nel 1941, in Russia nel 1942, prigioniero dei tedeschi dopo l'8 settembre 1943 internato nei campi di Deblin Irena (Polonia) e Mappen (Germania). Martino aveva tenuto un diario degli eventi su tre taccuini, scritti a matita e inchiostro in due periodi: dal 16 dicembre 1942 al 16 marzo 1943, dall'8 settembre 1943 all'aprile 1945. Una cronaca del disastro in Russia nel primo libretto, il racconto della prigionia negli altri due. L'idea di mettere in rete i diari è venuta al nipote di Martino, Andrea, 32 anni, laurea in ingegneria, responsabile dell'area informatica della Confartigianato di Brescia. «Non ho conosciuto mio nonno, morto il giorno in cui mia madre seppe di aspettare me, però ne ho sentito tanto parlare». In famiglia si sapeva di quei diari, «ma mio nonno non raccontava mai nulla della Russia e dei lager: "La gente non mi crederebbe" si giustificava. Si apriva soltanto - dice Andrea - con chi aveva vissuto la stessa esperienza». Nel 1997 zia Emilia, figlia di Martino, decide di trascrivere quei testi scoloriti, vergati di fretta, in situazioni precarie. L'opera viene finita da Carla, sorella di Andrea, il quale realizza il progetto: pubblicare i diari del nonno in occasione dei 70 anni dalla scrittura. Non un libro, ma un blog: «Perché internet non pone problemi di spazio e consente una narrazione giorno per giorno». Andrea, infatti, segue la cadenza quotidiana della cronaca di Martino, interruzioni comprese.
Poche, in verità. Nel periodo russo il tenente Occhi salta solo quattro giorni. Le pagine più intense sono quelle dedicate alla battaglia di Nikolajewka, il 26 gennaio 1943.
Andrea ci anticipa qualcosa, rimandando la lettura integrale del diario alle date giuste. Nel libretto, il primo febbraio, Martino Occhi annota le perdite subite dalla sua Compagnia: al 1 ̊ gennaio gli effettivi erano 347, dopo lo scontro coi russi che permise agli italiani di rompere l'accerchiamento, si contarono 13 caduti, 45 feriti, 151 dispersi (alcuni morti, altri sbandati), 37 con problemi di congelamento, 110 presenti. All'udire il resoconto, registra Occhi, il suo colonnello morì di infarto; un maggiore promise di erigere una cappella alla Madonna nei pressi di Vestone come segno di riconoscenza da parte degli scampati. Durante la battaglia Martino venne ferito. Si guadagnò la medaglia d'argento: «Comandante interinale di compagnia alpina - si legge nella motivazione - la guidava con decisione e perizia all'attacco di un caposaldo nemico. Accortosi che i serventi di una mitragliatrice erano stati messi fuori combattimento, si sostituiva ad essi riprendendo immediatamente il fuoco. Ferito, rifiutava di essere allontanato, persistendo nell'azione e guidando i suoi alpini fino al successo. Esempio di valore, abnegazione e dedizione al dovere». Il 1 ̊ settembre 1942, invece, aveva avuto sul campo una medaglia di bronzo per uno scontro a Kotowkij, sempre in Russia.
«I giovani di oggi non conoscono i sacrifici dei loro nonni o bisnonni che fecero la guerra» dice Andrea: «Perciò ho deciso di pubblicare i diari. È giusto far conoscere quelle esperienze». Martino, tornato dalla Russia in marzo, fu sorpreso dall'8 settembre mentre si trovava con la sua Compagnia a Colle Isarco: «Ho un presagio di non lieti eventi» scrisse sentendo alla radio il comunicato del maresciallo Badoglio. In effetti... I comandanti ordinarono di consegnare le armi ai tedeschi, ufficiali e soldati finirono ad Innsbruck, poi nei campi di Deblin Irena e Meppen.
Non accettò mai di collaborare con i nazisti. Nell'aprile 1945, la liberazione. Martino Occhi tornò nella casa di Vezza a luglio. In prigionia, confidandoli al diario, aveva fatto tanti progetti per il futuro di pace, come comprarsi una cascina nella Bassa. Invece fece il maestro per una vita.
Enrico Mirani






TRE TACCUINI PER RACCONTARE LA RUSSIA E IL LAGER IN GERMANIA

Ecco i tre taccuini in cui Martino Occhi ha registrato, giorno per giorno, gli avvenimenti della guerra dal 16 dicembre 1942 al 16 marzo 1943 e dall'8 settembre 1943 all'aprile 1945. Sono rimasti per decenni custoditi in un cassetto nella casa di Vezza d'Oglio fino a quando la figlia Emilia e la nipote Carla hanno deciso di trascriverli. Sono una preziosa testimonianza della ritirata di Russia e della prigionia in Germania.

L'UFFICIALE DEL «VESTONE» IN ARMI DAL 1938 AL 1945

Le mostrine di Martino Occhi,tenente (poi promosso capitano in Russia) della 53esima Compagnia alpini del Battaglione Vestone, Divisione Tridentina. Classe 1918, chiamato alla leva nel 1938, è stato sul fronte francese, su quello greco-albanese e russo. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 è stato internato nei campi di prigionia di Deblin Irena (Polonia) e Meppen (Germania).

LE CRONACHE ON LINE GRAZIE AL NIPOTE ANDREA

Andrea Occhi, 32 anni, è nipote di Martino. Ingegnere informatico, ha scelto di pubblicare il diario del nonno sul sito appositamente creato www.diariodiguerra.it. Ha preferito la rete ad un libro per questioni di spazio e per poter offrire il diario ai lettori giorno per giorno, in una cronaca viva. Martino Occhi, maestro, è morto nel 1980; era orgoglioso di essere alpino, fu tra gli animatori delle penne nere di Vezza.


«I russi ci chiamano briganti e ci temono»

«Passa la notte con me un ufficiale di fanteria. Povera Italia ha freddo a stare al fuoco. È di Roma». È il 21 dicembre 1942 e il tenente Martino Occhi, insieme ai fatti salienti della giornata, annota sul suo taccuino il severo giudizio. È orgoglioso di essere un alpino. Il 27 dicembre scrive: «Un altro ufficiale di fanteria pernotta con me. Ma cosa ne fa l'Italia di certa gente? Ci vogliono gli alpini per riuscire a combinare qualcosa di buono». Due giorni dopo: «Giunge un terzo ufficiale di fanteria ad imparare un po' come vivono gli scarponi», vale a dire le penne nere. L'ultimo giorno del 1942: «I russi chiamano gli alpini briganti e ci temono. Veramente possiamo affermare di essere i migliori soldati del mondo in combattimento. Vedi quelli del Cervino, attaccati ai carri armati con gli sci vanno all'assalto. Quelli della Julia si difendono a bombe a mano dalle torrette dei carri armati».
Qualche volta si abbraccia un amico. Come il 20 dicembre: «Arriva a trovarmi il paiso Zampatti Clemente, come si vedono volentieri dopo tanto tempo che non incontro un vezzese. Quante cose abbiamo raccontato». Dopo alcuni giorni di calma intorno a Natale, riprendono gli scambi a fuoco. Il 30 dicembre: «I nostri mortai continuano l'aggiustamento, loro rispondono e prendono in pieno un nostro rifugio. Fusi Giovita vittima sul campo, il miglior scarpone della compagnia, Contrini Remo ferito gravemente muore andando all'ospedale. Vivenzi Italo pure ferito grave ma sembra sicura la vita». Il 4 gennaio 1943: «Nella mattinata con pezzi anticarro loro colpiscono i nostri tre caposaldi però nulla di grave, vengono fatti tacere dalle nostre artiglierie». Si avvicina la
battaglia di Nikolajewka. Seguite tutto su www.diariodiguerra.it.



12 gennaio 1943

Notte calmissima sebbene nel retro ci sia molta fifa. Di giorno loro si divertono a tirare a più non posso con tubi – anticarro e raspi. Ma alla Felina nulla di nuovo. Fin che va così la va benone. Avran tirati almeno un centinaio di colpi. Non risparmiano tanto, son ben ricchi in ns. confronto in questo campo.

venerdì 11 gennaio 2013

11 gennaio 1943

Notte discretamente calma, di giorno i Russi sparano parecchi e svariati colpi di tubo e cannone ma tutto va a vuoto. Fin che va così andiamo benone, giornata di neve. Quanto è triste il paesaggio russo d’inverno. Che vita da romiti devono fare queste povere popolazioni? Paesi distantissimi, orientamento difficilissimo, clima rigido, tormenta fortissima. Non c’è che rimanere intanati in attesa della primavera. Ma quanto è lungo l’inverno? E’ veramente generale di nome e di fatto.

giovedì 10 gennaio 2013

10 gennaio 1943

Notte e giornata calmissima inizia a nevicare. E’ un bene così si celano bene i nostri lavori. Il pane arriva scarsissimo 400g. soltanto, è pochissimo per della gente che sta di vedetta 16 ore su 24. Speriamo si cambino i camoristi del retro linea. Vengano qua a fare i grossi. Da otto giorni mancano anche le sigarette. Alla sera intenso tiro dei mortai e anticarro su Brescia (Edolo) e un po’ anche su di noi. Qua fortunatamente tutti a vuoto. Nella notte un pattuglione loro tenta un colpo di mano su Brescia. Ma da bravi scarponi san picchiar sodo. Non son pronti a lasciarsi portar via. Carpito un Russo, 27 anni in gamba tutto desideroso di finirla. Badei rimane ferito da una pallottola ad una spalla. Sembra una cosa piuttosto seria.

mercoledì 9 gennaio 2013

9 gennaio 1943

Nulla di notevole. Le voci sono piuttosto misere. Speriamo che sia la verità che i Russi stan giocando l’ultima carta e che quest’ultima carta i briganti riescano a carpirla. Contrariamente sembra vada in Africa.

martedì 8 gennaio 2013

8 gennaio 1943

Sempre calma ovunque. Così speriamo continui per parecchio. Loro fan dei tiri da dietro 49, con l’anticarro però non su noi ma al comando BTG e verso le cucine. Nuovi lavori nella baracca diventata come il duomo di Milano.

lunedì 7 gennaio 2013

7 gennaio 1943

Loro festa, ma non si fanno vivi. Non si azzardano più a far dei tiri dal limite del bosco. Sparano ugualmente coi tubi però ma dall’interno del bosco. Arrivata ancora della posta speriamo continui. Diminuzione pane e razioni le sigarette mancano al completo. Poveri diavoli quelli che le desiderano e non possono far senza.

domenica 6 gennaio 2013

6 gennaio 1943

Epifania di guerra. Si mangia una pastasciutta peggiore di quella dei soldati. Notte e giornata calmissimi. Si sistemano e rinforzano le postazioni ed i rifugi. Si fa il tutto, per il tutto. Ai Russi la va male quest’anno. Ci son gli alpini o meglio i briganti. Col loro coraggio si son fatti 8.000 prigionieri e presi o distrutti 1.300 carri armati, 1.500 cannoni e pezzi anticarro.

sabato 5 gennaio 2013

5 gennaio 1943

Notte calmissima. Ritentano il colpo con gli anticarri e proprio contro il sottoscritto. Ma immediatamente mi appello alla ns. sorella. La quale con pochissimi colpi fa saltar per aria il loro pezzo ed anche le postazioni multiple antistanti (62). La mia opera di direttore ed osservatore del tiro è stata perfetta e micidiale.

venerdì 4 gennaio 2013

4 gennaio 1943

Notte calma. Si esce da pattuglia, davanti a Fugalli per un lavoretto. Si fanno i preparativi e si prevede tutto bene.
Nella mattinata con pezzi anticarro loro colpiscono i ns. tre caposaldi però nulla di grave, vengono fatti tacere dalle ns. artiglierie.

giovedì 3 gennaio 2013

3 gennaio 1943

Ancora calma, nella mattinata i ns. aggiustano il tiro. Lo sbarramento è ottimo. Nel pomeriggio loro rispondono parecchi colpi giungono a poca distanza dalla ns. postazioni alcuni a pochi passi per fortuna nulla di grave. Si avvistano davanti a noi carri armati (tartarughe) e truppa in spostamento verso sud.

mercoledì 2 gennaio 2013

2 gennaio 1943

Notte calma passata col Capitano Givanni. Il tempo diventa caldo la neve si scioglie e il fango cresce in abbondanza. Dopo 20 giorni finalmente arriva la posta. Ne ricevo ben 27, più di così si muore.

martedì 1 gennaio 2013

1 gennaio 1943

Anno nuovo, vita uguale, giornata solita e calma. Viene a trovarmi Zampatti e passiamo la giornata discorrendo di Vezza, quanti ricordi e progetti per l’avvenire! Speriamo si avverino almeno in parte. Il cecchinaggio continua la sua opera di stillicidio. Due feriti alla 54^.